Roma, 21/2/2012 - "Un'assurda forzatura giuridica, ma soprattutto un'iniziativa fuori dal tempo e in totale contrasto con gli obiettivi dell'agenda digitale e gli sforzi che si stanno mettendo in atto per rilanciare la crescita del Paese- e' il commento rilasciato a margine del Consiglio direttivo di Confindustria Digitale da parte del presidente Stefano Parisi, sul balzello che la Rai vorrebbe imporre a imprese e professionisti per il possesso di Pc, tablet e smartphone.
"Innanzitutto va chiarito – continua Parisi - che i Pc non sono stati concepiti per la ricezione di trasmissioni radiotelevisive, ma per innovare l'organizzazione del lavoro e la comunicazione. Il fatto che possano ricevere segnali televisivi lo si deve al processo evolutivo del mondo digitale, di cui lo stesso settore radio tv ha fortemente beneficiato per il suo sviluppo. Quindi l'estensione del canone Rai agli apparati dell'Ict, la pretesa di associarlo alla titolarità di un abbonamento a banda larga, il richiamarsi a una legge del ‘38 per tassare tecnologie del duemila, sono frutto di un'interpretazione del tutto arbitraria non supportata da alcun riferimento legislativo. Come settore dell'Ict ci preoccupa di essere oggetto di continui tentativi di aumentare il carico fiscale, gia' molto pensante, sui prodotti dell'innovazione tecnologica, invece di essere valorizzato come chiave per lo sviluppo e la crescita del Paese. Consideriamo la visione miope e arretrata che affiora da parte di un importante ente pubblico tecnologico come la Rai, un segnale molto negativo e chiediamo che quest'iniziativa, in netta contraddizione con la politica del Governo avviata con il Dl semplificazioni che punta all'attuazione dell'agenda digitale in Italia, venga bloccata”.