Roma, 21/10/2013 – “Gli Stati membri hanno una grande opportunità al prossimo Consiglio Europeo del 24 ottobre dedicato all’Internet Economy. Trasformare gli obiettivi dell’Agenda Digitale in un “Digital Compact”, un impegno vincolante per tutti i paesi dell’Ue. Il Fiscal Compact ha reso possibili le politiche di rigore. Sono state misure dure, necessarie, che certo non hanno favorito la crescita dell’economia. Ma ora è giunto il momento di dare segnali positivi e di speranza ai cittadini. Ai capi dei Governi che si riuniranno a Bruxelles chiediamo di usare la stessa determinazione posta nell’inseguire il risanamento dei bilanci pubblici per vincolare i paesi Ue su un Digital Compact che renda fattibili le politiche di sviluppo. L’Europa deve incrementare la sua produttività, tornare a essere il centro dell’innovazione, ridurre i costi delle amministrazioni pubbliche per ridurre la pressione fiscale, aumentare le opportunità di lavoro per tutti”. E’ questo, in sintesi, l’appello lanciato dal presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi, in occasione della seconda edizione del Digital Agenda Annual Forum che si è tenuto questa mattina a Roma.
“Oggi l’Ue ha urgente bisogno di darsi una politica per la crescita che non sia basata sulle risorse pubbliche - ha sostenuto Parisi - Se l’Italia è indietro in Europa, l’Europa è indietro rispetto al resto del mondo”.
Dal 2010, anno in cui l’Ue si è data un’Agenda Digitale, il mercato Ict nordamericano è cresciuto del 6%, quello dell’area latinoamericana del 18%, quello dell’area asiatica del 14%, mentre il mercato europeo è calato del 2%. Non solo, le altre aree del mondo fanno anche più ricerca e sviluppo in Ict e investono molto di più nella nascita di imprese innovative. Negli Stati Uniti il 36% dei brevetti registrati è nel settore dell’Ict, il 46% in Cina e solo il 27% in Europa. Gli investimenti in venture capital negli Stati Uniti sono 7 volte e mezzo superiori a quelli europei e l’Ict rappresenta il 43% del totale contro il 37% europeo.
“Per invertire i trend negativi – ha continuato il Presidente di Confindustria Digitale – i Governi europei hanno dunque la grande opportunità di trasformare i target dell’Agenda Digitale in un “Digital Compact”, in un impegno vincolante per tutti. Il Digital Compact, per l’ appunto il titolo che abbiamo dato al nostro Forum, deve essere un patto vincolante per lo sviluppo, che ci consenta di rompere le infinite e sorde resistenze che ancora troviamo nelle amministrazioni pubbliche , ma anche nelle aziende private. Che ci renda capaci di affrontare quel grande e virtuoso cambiamento del mercato del lavoro dove nulla sarà come prima, ma dove tutti avranno nuove opportunità”.
L’Italia è in forte ritardo su tutti gli obiettivi dell’Agenda Digitale, ma secondo Parisi “colmare questo divario è l’occasione per il nostro Paese di dar vita a un nuovo ciclo positivo innescato dal circolo virtuoso dell’Internet Economy” .
Sull’industria dell’Ict italiana pesa oggi il grande compito di affrontare nei prossimi anni un consistente volume di investimenti per sviluppare le reti e infrastrutture digitali, modernizzare il Paese, facendo evolvere i suoi servizi in tutti i campi, nel settore pubblico e in quello privato. “Noi faremo la nostra parte. Ci siamo riuniti in un’unica Federazione, la nostra Confindustria Digitale – ha concluso il Presidente – proprio per rappresentare questa potenzialità, per essere un soggetto forte e attivo per lo sviluppo dell’economia digitale. Occorre far crescere il mercato digitale italiano, portando la filiera Ict a pesare dall’attuale 3,5% del Pil al 5-6%, come avviene nei principali paesi europei, negli Usa o in Giappone. Il nostro obiettivo è aumentare il mercato Ict italiano di 20-30 miliardi di euro l’anno e tali investimenti genereranno crescita, occupazione, recupero di produttività ed efficienza per l’intera economia, per tutta la società”.
Introdotto dal Vicepresidente della Commissione Europea Neelie Kroes e dal Commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale Francesco Caio, il Forum si è concluso con gli interventi del Presidente di Confindustria Stefano Parisi e del Presidente del Consiglio Enrico Letta. Nei quattro panel di discussione si sono confrontati Cesare Avenia, Franco Bassanini, Fabio Benasso, Luigi Casero, Antonio Catricalà, Oscar Cicchetti, Laura Cioli, Gianpiero D’Alia, Anna Gervasoni, Renzo Iorio, Giovanni Linzi, Beatrice Lorenzin, Massimiliano Magrini, Carlo Purassanta, Cristiano Radaelli, Andrea Rangone, Debora Serracchiani, Alberto Tripi, Stefano Venturi.
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